.



Rondinella d'oro
Categoria principale: Brescia Calcio

La storia della Rondinella d'Oro

Era il campionato 80-81 quando il giornale "Brescia Club" ideò la Rondinella d'Oro, un trofeo d'assegnare al giocatore del Brescia che, secondo l'opinione degli sportivi, era da considerare il migliore della stagione.
Un'idea che trovò subito un'ottima accoglienza da parte della tifoseria e risultò alla fine vincente. In piu'di trent'nni crediamo mai il giudizio dei tifosi si discostò da quello strettamente tecnico espresso dai critici, il che equivalse ad una vera e propria investitura del trofeo stesso. Era considerata cosa rara veder concordare il giudizio della critica specializzata con quello espressi dai tifosi eppure, in tutti questi anni, nella maggior parte dei casi ciò si è verificato.

1981 Nico Penzo

Il primo a scrivere il proprio nome nell'elenco dei vincitori fu un centravanti, Nico Penzo, a dimostrazione che il fascino del gol era vivo anche negli anni lontani. Penzo giocò in campionato 1980/81 una stagione magistrale, avvalendosi anche della collaborazione di un'altra punta, Lino Mutti attuale allenatore del Messina. I due, in coppia rappresentarono in quel campionato una delle più prolifiche coppie-gol e Penzo in particolare si esaltò dando pienamente ragione a chi lo aveva dato fiducia. Era un giocatore dall'innato fiuto della rete, capace di colpire al l'improvviso e in maniera in attesa. Destro o sinistro, di piede o di testa, per lui era indifferente! E il suo exploit, sottolineato dalla valanga di voti espressi dai tifosi bresciani, trovò conferma in sede di campagna acquisti quando la blasonata Juventus s'interessò al giocatore e lo volle alla sua corte. Dimostrazione lampante di come tifoseria e tecnici avevano sposato la stessa idea!

1982 Gabriele Podavini
Nell'anno successivo (campioato 1981/82) il Trofeo Rondinella d'Oro venne assegnato a Podavini, terzino crescito nella primavera degli azzurri e impostosi all'attenzione generale grazie ad una grinta eccezionale. Un campionato ad altissimo livello quello del giocatore bresciano. Anche in questo caso, ala fine di una stagione prestigiosa, Podavini meritò l'interessamento di una squadra come la Lazio dove, disputò diversi campionati ad alto livello, confermò la bontà della scelta. Un difensore che divenne addirittura una bandiera per i biancazzurri romani come lo era stata, a suo tempo, per i tifosi bresciani.

1983 Stefano Bonometti

E siamo al 1983, anno che consacrò miglior giocatore della stagione 1982/83, con la maglia del Brescia, Stefano Bonometti. E' questo un altro prodotto del vivaio bresciano che, di campioni autentici, ne ha sfornati parecchi. Benchè non tutta la tifoseria lo vedesse di buon occhio, (memo profeta in patrie), non poteva certo essere preso ad esempio di raffinata tecnica calcistica, ma la grinta e la determinazione che il giocatore esprimime assieme ad una serietà professionale esemplare convinsero anche i critici più severi.
Con la maglia del Brescia disputò una decina di campionati sempre al massimo livello soprattutto per il grande cuore, ha rappresentato per anni un punto fermo della squadra e nessuno fra i tecnici che si sono succeduti alla guida della formazione azzurra lo ha mai messo in discussione.

1985 Tiziano Ascagni
Dopo Bonometti (stagione 1983/84) l'onore di vedere scritto il proprio nome nell'Albo d'Oro della Rondinella tocca a Tiziano Ascagni. Chi non ricorda le giocate fantasiose del giocatore che era capace, da solo, di risolvere una partita? Estroso e incontrollabile, quando la luna girava nel senso giusto, ha rappresentato un divertimento continuo per i tifosi bresciani che spesso affidavano alla sua lunga capigliatura le speranze di successo. E tante volte queste speranze sono state concretizzate proprio da questo stravagante giocatore che forse ha avuto minor fortuna di quanta ne avrebbe meritata.

1985 Tullio Gritti
L'anno dopo, alla fine della stagione 1984/85 ,gli sportivi bresciani consacrano il bomber Tullio Gritti, un atleta che ha lasciato un segno indelebile nella storia del Brescia. Giocatore potente, dotato di buona tecnica di base, forte colpitore di testa, autore di segnature acrobatiche che sono rimaste a lungo negli occhi dei tifosi, fu protagonista di una stupenda stagione che si coronò con la promozione dalla serie C alla B; finiva così l'amaro periodo che ha visto le rondinelle militare nella serie C. Più che giusto il riconoscimento dei tifosi e quello della critica che gli valse alla fine il trasferimento al Torino con i granata.
Successivamente Gritti tornò a Brescia ma l'età non era più verde e non poté ripetere le gesta che lo avevano eletto beniamino dei tifosi.

1986 Evaristo Beccalossi
Nel 1986 sale agli onori della cronaca il nome di Evaristo Beccalossi, uno dei talenti del calcio italiano, il cui unico difetto, come si conviene ai fuoriclasse, era una certa discontinuità.
Ma le sue giocate hanno rappresentato uno dei capitoli più belli del calcio bresciano. Anche lui era un prodotto del vivaio azzurro, titolare di una formazione Primavera capace di aggiudicarsi il titolo di campione d'Italia.
Un giocatore dal grande estro, dalla tecnica sopraffina, dotato di un sinistro e di un destro che sembravano baciati dalla grazia. Faceva con i piedi quello che normalmente ognuno è capace di fare con le mani! Crediamo che ancora oggi siano tanti i nostalgici di quando andare allo stadio e vedere giocare Beccalossi, valeva da solo il prezzo del biglietto. La sua carriera trovò poi definitiva consacrazione nelle file dell'Inter. Evaristo fu capace, da solo, di dividere l'Italia in due quando Bearzot, allora C.T.della Nazionale italiana, dichiarò una sorta di ostracismo al giocatore. Forse lo tradì il carattere, poco arrendevole, ma certo avrebbe meritato di disputare qualche gara con la maglia della nazionale e sicuramente il calcio italiano ne avrebbe guadagnato. Col "Beca" in regia il Brescia guadagnò la promozione in serie "A".

1987 Alessandro Chiodini
Nel Brescia-operaio del 1986/87 il favore dei tifosi venne rivolto ad un toscanaccio tutto ardore e grinta: Alessandro Chiodini. Le sue stagioni al Brescia sono state contrassegnate da un feeling con il pubblico malgrado la sua natura totalmente schiva. In campo era un vero e proprio gladiatore: letteralmente imbattibile sulle palle alte, spigoloso sino all'esaurimento e catalizzatore della difesa azzurra per l'intero periodo vissuto con maglia bresciana sulle spalle. Forse ha fatto storcere la bocca agli esteti del calcio ma il suo rendimento è stato sempre superiore alla media!

1988 Gabriele Savino
Dalla forza fisica di Chiodini, nella stagione 1987/88, i tifosi spostarono l'attenzione sui movimenti felpati di Gabriele Savino. Una stagione da incorniciare, quella del giocatore proveniente dalla Lazio: gran corridore di centrocampo, tatticamente molto intelligente, era solito non mancare agli appuntamenti con il gol e in quella stagione spessissimo il suo nome appariva nel rigo riservato ai marcatori. Sembrava materializzarsi dal nulla in area di rigore avversaria, pronto alla zampata che faceva terminare il pallone in rete. La sua stagione non durò a lungo, stancato dalla fatica e dal gran lavoro svolto a beneficio dei compagni di squadra!

1989 Alessandro Altobelli
Nel 1989 arriva la consacrazione ad idolo della tifoseria bresciana di Alessandro Altobelli. Il giocatore di Sonnino era arrivato giovanissimo alla corte bresciana portatovi da quel grande esperto e signore della "pedata" che fu il dott. Fulvio Bernardini allora ds del Brescia di Oscar Comini e qui si era posto in evidenza nelle giovanili sino a quando non venne gettato nella mischia. Le speranze che in molti avevano riposto in lui vennero ben presto confortate dai risultati e non si contano i gol messi a segno da quello che, battezzato a Brescia, divenne poi, con la maglia dell'Inter, lo "Spillo" nazionale! Proprio a Brescia ha preso il via la carriera strepitosa del centravanti che in Spagna siglò uno dei gol della finale mondiale e il riconoscimento che gli era stato negato negli anni giovanili 1974-1977 non era ancora assegnato i tifosi bresciani glielo concessero in età avanzata. Quasi un riconoscimento ritardato nel tempo ma dal grande valore morale.

1990 Eugenio Corini
E arriviamo agli anni '90 e all'investitura di un giovane centrocampista che forse non ha mantenuto le promesse fatte all'avvio della carriera. Ci riferiamo a Eugenio Corini che, dopo aver lasciato Brescia per approdare alla Juventus, non ha più trovato le giuste cadenze che ne avevano esaltato i trascorsi bresciani se non a fine carriera, rilanciato da quel mago del tecnico Del Neri, fautore del miracolo Chievo. Per lui quell'anno, i tifosi stravedevano. La linearità del suo gioco, la grinta gettata in campo per opporsi ad avversari che lo sovrastavano sul piano fisico, rappresentarono gli elementi fondamentali ai quali fece riferimento la tifoseria per eleggerlo senza tentennamenti il migliore della stagione. Un talento che forse avrebbe meritato maggior fortuna, ma che alla fine, ha saputo regalarsi ottime soddisfazioni nel Chievo e, attualmente, nel Palermo. Grazie al rendimento coi rosanero, è arrivata anche la prima convocazione azzurra. Un grande vanto per l'Eugenio di Bagnolo.

1991 Luca Luzardi
Poi venne il momento di un altro difensore, simile, per certi versi, a quel Chiodini di scuola toscana che era stato il beniamino del pubblico nell'87.
Il 1991 fu l'anno di Luca Luzardi, roccioso, tenace, buon colpitore di testa, scattante e determinato. Non era certo un "testimonial" di tecnica, ma quanta grinta e determinazione in ogni sua esibizione! Con la Nazionale Under 21 si è visto spalancare le porte di una grande, la Lazio; ma chiudere quelle di una crescita che tutti avevano preventivato. Un ritorno poco felice a Brescia, poi la progressiva discesa nelle serie inferiori.

1992 Maurizio Ganz
Nell'anno successivo, 1992, torna alla ribalta una punta che è ancora nel cuore di tutti i tifosi: Maurizio Ganz. In coppia con Saurini conquista i tifosi con le sue giocate imprevedibili, con i suoi guizzi perentori, con le sue conclusioni acrobatiche. In breve diventa un vero e proprio spauracchio delle difese avversarie e questo fa crescere proporzionalmente l'affetto dei tifosi nei suoi confronti. E' grazie anche ai suoi gol che gli azzurri guadagnano il primato e la promozione in A. Una vera e propria rivoluzione accompagna la notizia del suo trasferimento all'Atalanta e ancora oggi tutti rimpiangono questo ragazzo generoso ed educato, un campione che ha vissuto momenti di gloria nell'Inter e nel Milan. Dopo la nuova parentesi con la maglia atalantina, Ganz ha ottenuto un'altra promozione in A con l'Ancona e, ancor oggi, cerca di raggiungere lo stesso obiettivo con i canarini del Modena. Inossidabile!

1993 Oviadi Sabau
E siamo ai tempi più recenti, quelli contrassegnati dall'avvento dei rumeni. Il 1993 il Brescia disputa un dignitoso campionato in A e retrocede immeritatamente dopo lo spareggio con l'Udinese. Ma è l'anno di Sabau, un tornante dalle sette vite e dagli inesauribili polmoni. Il suo correre da un'area all'altra, arando il campo, è un vero e proprio spettacolo che non sfugge certo all'occhio attento dei tifosi e più che giustamente Sabau viene eletto il migliore. E aver raggiunto questo traguardo in serie A ha ancor maggior valore. Il bionico ha preceduto il connazionale Georghe Hagi e Sergio Domini e la festosa premiazione, svoltasi alla presenza di centinaia di sportivi allo Snuppy di Castegnato fu onorata dalla presenza del sen. Elidio De Paoli e dai noti artisti Dino Decca, Massimo Zuppelli e da Remo Bombardieri, quest'ultimo autore della Rondinella d'oro, la scultura bronzea che da qualche anno viene consegnata quale trofeo. Sabau è anche il primo straniero che si pregia di questo titolo.

1994 Fabio Gallo
E' Fabio Gallo a volare nel cielo della fantasia dei tifosi ed è appunto questo gregario di lusso a conquistare il prezioso trofeo. E' stato eletto al termine di una stagione che lo ha visto protagonista pressochè esordiente. Ha giocato con grande grinta e determinazione, spalla, tanto umile quanto utile, per un centro campo che vedeva impegnato il talentuoso Georghe Hagi. Un gran merito se si considera che tutti gli occhi, allo stadio, erano puntati sul fenomeno rumeno Hagi. Malgrado ciò gli sportivi hanno premiato il "gregario" Gallo il quale ha saputo imporsi grazie alla continuità espressa durante tutto l'arco della stagione, con un gioco semplice, tatticamente pregevole, votato al sacrificio per il bene della squadra e dei compagni. Il suo apporto è stato determinante per la promozione. Umile e silenzioso ha raccolto, giustamente, quanto di buono aveva saputo seminare durante ogni gara. Per molti all'inizio era una semplice riserva, per tutti si è rivelato una gradita sorpresa. 

1995 Maurizio Neri
Nella generale mediocrità di un Brescia che retrocede dalla massima categoria dopo un campionato (1994/95) disastroso, brilla la stella di Maurizio Neri. Ha sofferto, Neri, nella prima stagione bresciana, quando fortemente voluto da Lucescu, Corioni lo strappò alla Lazio per portarlo alla corte dell'allenatore rumeno. Il mister lo aveva avuto alle sue dipendenze quando allenava il Pisa dove Neri giocò un ottimo campionato, tanto che la Lazio, in fase di ricostruzione, lo prelevò dalla formazione di Romeo Anconetani e ne fece un punto di riferimento della propria squadra. Per il giocatore il ritorno in provincia non fu proprio esaltante anche se mai il suo rendimento è sceso sotto la media. Se ne sono accorti anche i tifosi bresciani, che hanno visto in Neri il beniamino di un nuovo corso.

1996 Salvatore Giunta
La Rondinella d'Oro 1996 è stata assegnata a Salvatore Giunta, il tuttofare che per molti anni ha legato il suo nome alle vicende del Brescia. Arrivato con i connotati della punta, ha pian piano arretrato il suo raggio d'azione in campo sino a trasformarsi addirittura in difensore di fascia esterna, un difensore votato a supportare con le sue cavalcate in avanti il lavoro dei centrocampisti e, in qualche caso, a surrogare gli uomini gol nel settore avanzato. Un giocatore, Giunta, che i tifosi hanno amato al primo impatto perché da sempre ha mostrato di essere l'emblema della generosità, un lavoratore instancabile, un faticatore dalla resistenza infinita messa al servizio della squadra. Nessuno degli allenatori che hanno guidato la squadra bresciana ha mai messo in discussione questo giocatore serio e preparato, professionista esemplare in campo e fuori. Il premio che i tifosi hanno voluto assegnargli è la giusta conclusione di una storia che lo ha visto per diverse stagioni protagonista.

1997 Giacomo Zunico
La stagione 1996/97 premia per la prima volta un portiere. Si tratta di Giacomo Zunico, estremo difensore giunto a Brescia già al volgere della carriera: 36 anni. Ma dopo la fortunosa annata precedente, in cui s'è raggiunta la salvezza in B solo all'ultima giornata, servivano giocatori d'esperienza e di assoluto affidamento. Zunico arriva da Cosenza assieme al gradito ritorno del "pirata" De Paola. La stagione vedrà il Brescia vincere il campionato cadetto. Un buon portiere, il vecchio Zunico: istrionico, uomo spogliatoio ed assolutamente meritevole della Rondinella d'Oro. Un ulteriore premio che si aggiunge alla soddisfazione della riconferma per l'anno successivo, nel massimo campionato.

1998  Dario Hubner

I tifosi azzurri portano in auge un attaccante, che a Brescia è diventato uno degli idoli assoluti, ricordato con un po' di malinconia ancora oggi che, quasi 38enne, continua a segnare con la maglia del Mantova, in C1. Stiamo parlando ovviamente di "Tatanka" Dario Hubner. Prelevato da un Cesena retrocesso a sorpresa in C, Hubner ha accettato con grande entusiasmo l'offerta del Brescia che, a quasi 31 anni, gli ha regalato il pass per esordire in A. L'annata si concluderà con la rocambolesca retrocessione in B, ma Hubner dimostrerà a tutto l'ambiente di essere in grado di segnare regolarmente a qualsiasi latitudine e di non essere solo un bombardiere di serie B. Giusto quindi il premio finale. Il legame con la maglia del Brescia durerà ancora a lungo: un connubio fatto di gol e di nuove promozioni. Impossibile dimenticare la forza e la vena realizzativa del "bisonte". (Nella foto Dario Hubner riceve il prestigioso trofeo dalle mani dell'0n. Corsini)

1999 Antonio Filippini
Una stagione d'assestamento quella vissuta dal Brescia nella stagione 98/99. Un sesto posto nel campionato cadetto e la consacrazione a Rondinella d'Oro di un nuovo prodotto locale: Antonio Filippini. In coppia col gemello Emanuele, i due risulteranno essere autentiche spine nel fianco per i centrocampisti avversari. Due mastini infaticabili, grintosi e risoluti, due veri "cagnacci" pronti a mordere le caviglie degli avversari e fornire dinamismo alla manovra del Brescia. Antonio, a differenza del fratello, ha ottenuto il premio Rondinella d'Oro probabilmente per la maggiore continuità d'impiego e la realizzazione di qualche gol pesante in più, ma sarebbe delittuoso non parlare anche di Emanuele, con cui Antonio gioca in perfetta sintonia. Attualmente, i due gemelli Filippini militano nella Lazio del neo presidente Lotito. Anche a Roma, in una piazza calda ed esigente, i due sono amatissimi dal pubblico. Una tipologia di giocatori tutto cuore e coraggio, che i tifosi apprezzano universalmente.

2000 Filippo Galli
L'anno 2000 riporta il Brescia di Sonetti in massima divisione, con un sudatissimo secondo posto ottenuto in coabitazione con Atalanta e Napoli. Una quota promozione molto bassa, dovuta all'incredibile equilibrio di quell'annata di B. Uno scenario da battaglia dunque, in cui il vincitore della Rondinella non poteva che essere uno storico combattente d'area: quel Filippo Galli pluridecorato da stagioni esaltanti col Milan di Sacchi e di Capello, con vittorie in Italia ed in Europa. Uno stopper che, a fine carriera, ha deciso di rimettersi in gioco per un progetto serio: dimostrare di saper comandare una difesa meritevole del ritorno in A e che dovrà reggere, l'anno successivo, all'assalto di nuove e temibilissime corazzate.

2001 Roberto Baggio
Nel 2001 arriva in panchina un allenatore sanguigno e grintoso: Carletto Mazzone. Con lui, il Brescia punta ad ottenere una salvezza che, in serie A, sembra quasi una maledizione, un'impresa impossibile. Ma ad agosto arriva a Brescia anche un altro grande uomo, prima che campione: Roby Baggio. Umiliato dalla stagione all'Inter in cui Lippi lo teneva spesso in panchina e tribuna, il "divin codino" ha scelto Brescia per il rilancio: una società vicina alla sua Caldogno e che gli poteva garantire un po' di continuità per donargli il sogno di una convocazione ai mondiali nippo coreani del 2002. Giocate sopraffine e dieci reti che hanno permesso al Brescia di ottenere la storica permanenza in serie A. Inutile dilungarsi oltre: parlare di Roby Baggio vorrebbe dire riportare la storia del calcio. Un onore per gli spettatori del Rigamonti aver visto correre sul proprio terreno un autentico big del pallone. Logico che i tifosi, incantati dalle gesta del fuoriclasse, gli abbiano attribuito la Rondinella d'Oro.

2002 Luca Toni
L'annata 2002 sarà ricordata dai tifosi del Brescia come terribile, tristemente indimenticabile. Sul campo arriva la seconda salvezza consecutiva, ottenuta all'ultima giornata contro il Bologna in un Rigamonti tramutatosi in bolgia. Ma al di là dei risultati sportivi, questo è l'anno degli infortuni a ripetizione dell'idolo Roby Baggio, della squalifica per doping al regista di lusso Pep Guardiola e, soprattutto, la dolorosa morte di Vito "sceriffo" Mero in un incidente stradale. Una perdita dolorosa per tutto lo spogliatoio, che aveva in Mero proprio uno degli uomini trainanti; un segno indelebile che rimarrà nei cuori di tutti i compagni. La Rondinella 2002 va a Luca Toni, attaccante di stazza che ha giocato sicuramente meglio altrove che a Brescia. Ma nel marasma della stagione, alcuni suoi gol pesanti hanno fatto la differenza, portando i tifosi a rendergli omaggio. Comunque, una delle Rondinelle d'Oro meno festeggiate da quando è stato istituito il trofeo. E con tutto ciò che successo durante l'anno, non c'era sicuramente molta voglia di far baldoria.

2003 Gilbert Martinez
L'annata passata ha comunque portato in dote una salvezza ed ha cementato il gruppo. Così, alla fine del 2003, il Brescia ha potuto festeggiare la terza permanenza in serie A senza eccessive difficoltà. In campo, i vari Baggio, Appiah e Guardiola sapevano fare la differenza con estrema facilità. Ma la Rondinella d'Oro se l'è aggiudicata un difensore del Costa Rica, vera rivelazione del campionato del Brescia. Un difensore rapidissimo, dotato anche di buona tecnica e da una corsa interminabile. Secondo straniero dopo il mitico Sabau a ottenere il riconoscimento del pubblico, Martinez è ancora adesso uno dei punti di forza della squadra. Più volte sul punto di lasciare Brescia per un grande club, Martinez si sta invece dimostrando uno dei fedelissimi del team di Corioni. Una nota importante: dopo tre stagioni, Mazzone saluta la città e ritorna a Bologna. Il nuovo tecnico sarà quel Gianni De Biasi che già anni fa indossò, da capitano, la maglia dalla V bianca.

2004 Roberto Baggio
L'ultima assegnazione del premio è storia recente. Roberto Baggio, all'ultimo anno di carriera, concede il bis. È l'unico calciatore che sia stato in grado di ripetersi e ottenere il nuovo attestato di stima dal pubblico. Ma per un fenomeno come Baggio, può scomodarsi anche la consuetudine. Per il Brescia Calcio, ancora una salvezza da incorniciare. Con Baggio, ormai stanco, dolorante per anni di sacrifici e deluso dalle mancate convocazioni nazionali per tornei che contano, si chiude una pagina indimenticabile della storia del calcio. Ma non prima di aver strabiliato tutto il mondo di appassionati per il suo duecentesimo gol in serie A, contro il Parma. Una perla, uno stop a seguire incantevole ed un diagonale mortifero quanto elegante. Un regalo per tutti i suoi estimatori. Ma Brescia è una piazza che sa ricambiare. Dopo quattro anni di magie, ecco un Rigamonti stracolmo per l'ultimo appuntamento casalingo: una festa d'addio pro Baggio che il fantasista non dimenticherà mai, talmente toccante da far giungere alle lacrime. Brescia forse non avrà mai più l'occasione di vedere un campione come Baggio calcare il prato di Mompiano. Per questo la Rondinella d'Oro ha dato il bis al giocatore, quasi come un commiato di un'intera città e di chiunque ne ha abbia apprezzato le magie. Favoloso.

2005 Gigi Di Biagio
Il vecchio Leone si aggiudica la 25ª edizione del premio Rondinella d'oro, monostante le vicende altalenanti di un campionato tutt'altro che entusiasmante terminato con lo sconfortante risultato della retrocessione, i tifosi non hanno rinunciato ad esprimere il loro giudizio, come sempre da tanti anni a questa parte, attraverso le schede del nostro giornale. Una partecipazione che ha mostrato tutta la passione di una tifoseria che non si è tirata indietro pur dinanzi alle difficoltà manifestate in questa stagione dalla squadra azzurra.
Dicevamo della partecipazione dei tifosi i quali hanno scelto, attraverso l'invio delle schede, i protagonisti in positivo della stagione fra i giocatori che hanno vestito la casacca azzurra. E il primo posto ha avuto il degno rappresentante in Luigi Di Biagio, l'autentico leader della squadra, l'uomovunque, capace di attaccare e difendere, impostare e concludere, punto di
riferimento in campo e fuori per i compagni più giovani e per quelli più esperti. Un campionato, quello di Di Biagio, fra i migliori disputati dal romano che sembra aver trovato a Brescia il luogo ideale per esprimere tutto il carisma che gli deriva dall'aver fatto le sue esperienze professionali sempre ad alto livello. E i riconoscimenti espressi della critica in generale sono stati confermati dai tifosi.

2006 Alessandro Mannini
Al momento, Mannini sembra essere uno dei pochi in grado nel dare una scossa alla gara. Serpentine, improvvise accelerazioni e puntate a rete: questo è il menù che l'ex pisano offre ai suoi estimatori. Si parla di un giovane classe '83 dagli ampi margini di miglioramento, che con un ulteriore salto di qualità potrebbe veramente ambire a grandi palcoscenici. Questa di Mannini è la seconda stagione con la maglia del Brescia. L'ambiente è esigente, ma lascia più libertà che in altre piazze: clima ideale per una definitiva consacrazione. L'anno scorso Daniele Mannini sembra quasi non aver risentito del doppio salto di categoria. Dalla C1 col Pisa alla A senza paura. Avanzata anche la posizione in campo: da terzino fluidificante coi nerazzurri toscani, a centrocampista offensivo al Rigamonti.
I risultati sono stati fin dalle prime battute molto confortanti, con tanto di goal pesantissimi di cui uno, il primo, bagnato da polemiche per presunto scarso fair play in quel di Udine. Un giocatore a cui certamente non tremano le gambe nei momenti delicati, pedina su cui il Brescia può costruire una certezza per il futuro.
Nell'altalena di risultati e prestazioni, Mannini è risultato sempre uno dei più costanti. Tuttora rappresenta uno delle calamità più terribili per le difese avversarie. Le sue sgroppate verso l'area sono temibili, il feeling con i compagni di reparto (specialmente il terminale Bruno) è evidente. Un'arma importante per Maran, che ha il compito di far maturare ulteriormente Mannini con un campionato di B da assoluto protagonista. Le premesse individuali sono buone; saprà il 22enne viareggino trasmettere la sua voglia al resto della truppa un po' convalescente? Tra gli azzurri, sicuramente uno dei più combattivi a cui non manca certo la voglia di emergere e la fame di vittoria, è Daniele Mannini.

2007 Davide Possanzini
Davide Possanzini (nelle foto con una nostra collaboratrice) ha ottenuto questo massimo riconoscimento al termine della prima stagione in maglia azzurra, campionato che non è stato esaltante per Rondinelle (finite solo al 10° posto) ma il bomber si è messo in evidenza realizzando 13 reti, lottando in tutte le partite come un leone, nonostante la non più verde eta è di esempio per combattività e determinazione
Arrivato a Brescia nella stagione 2005.2006 acquistato a gennaio dal Palermo e subito ha mostrato el sue qualità di goleador siglando, nella sua prima stagione azzurra 11 reti.
Anche quest'anno si sta confermando all'altezza della sua fama e proprio in questo campionato ha raggiunto il suo record di reti. E' infatti arrivato a siglare, sino ad ora, 14 reti, limite che sarà senza dubbio superato visto quanto manca ancora alla, fine della stagione.
Diciamo che il giocatore marchigiano, è infatti nato a Loreto, ha raggiunto a 32 anni la piena maturità fisica e tecnica e questo gli ha consentito di disputare un campionato ad alto livello, contraddistinto non solo dalle 14 reti sin qui messe a segno ma soprattutto da una partecipazione costante ed assidua al gioco della squadra. E' da sempre un punto di riferimento avanzato e mai come quest'anno si è mostrato letale per gli avversari. Sa destreggiarsi nelle aree affollate come colpire in contropiede il che rende particolarmente complicato il suo controllo. Lo aiuta in qualche modo anche la stazza perché, pur non essendo un gigante, il suo metro e 80 è corredato da 76 chili che gli consentono di tener teste anche a difensori decisi e rocciosi. Spera nel ritorno in serie A dove ha già giocato con le maglie del Palermo e della reggina. Non gli dispiacerebbe proprio tornarci con la maglia del Brescia!

2008 Emiliano Viviano
Nello spogliatoi del Brescia Calcio sotto gli obittivi delle telecamere e alla presenza dei rappresentanti dell stampa è stata consegnata a Emiliano Viviano il prestigioso riconascimento "Rondinella d'oro" (28ª edizione).
Ad essere premiato con il trofeo Rondinella d'Oro del giornale Brescia Club à il portiere del Brescia e della nazionale under 21 Emiliano Viviano che ha così visto riconosciuto il suo valore.
Considerato ormai da tempo come uno dei portieri emergenti del calcio italiano, oggi si può considerare una grande realtà e il suo futuro sarà per le grandi platee del calcio internazionale. Viviano ha ormai stabilmente occupato il ruolo di titola della nazionale under 21. Ma questa volta non sono stati i tecnici a decretare il successo del ragazzo ma i tifosi che hanno riconosciuto in lui il miglior artefice della scorsa stagione bresciana. Non un goleador, quindi, né un fantasista, ma semplicemente l'uomo che rappresenta l'ultimo baluardo contro gli attaccanti avversari. Anche in questo campionato Viviano è davvero un autentico baluardo e non poche partite degli azzurri se si sono chiuse con un risultato positivo gran parte del merito è suo.

2009 Andrea Caracciolo
Ancora una volta i tifosi del Brescia hanno voluto eleggere il giocatore considerato il migliore della stagione nel campionato che si è concluso con l'ennesima delusione, la mancata promozione in serie A della squadra azzurra. Ancora una volta è stato il cannoniere della formazione bresciana a catalizzare il maggior numero di voti dei tifosi che hanno così premiato il rendimento generale dell'atleta.

2010 Marco Zambelli
La Rondinella d’Oro votata per la stagione (2009/2010) che visto il Brescia tornare nella massima serie è Marco Zambelli, gavardese e dunque bresciano doc che ha messo tutto l’impegno immaginabile e possibile in quest’avventura che, alla fine, stava ancora una volta per sfuggire. Marco Zambelli ha qualità tecniche evidenti: corsa, dribbling, cross, acume tattico, più che mai indispensabile nel calcio d’oggi dove quasi quasi (lo dico sottovoce e con un filo d’affanno) la fantasia va mortificata invece che esaltata. Zambelli ha contribuito non poco al successo finale delle rondinelle e per questo i tifosi hanno mostrato il loro gradimento che poi, a ben guardare, è quello che dà il senso vero della riconoscenza e dell’apprezzamento. Niente vuote parole, ma una semplicissima scheda che vale una montagna di grazie sussurrati o urlati. Zambelli è ragazzo molto serio. Il calcio è importante, anzi fondamentale per la sua vita, ma egli mostra di capire che non può essere tutto. Ci sono valori oltre, che plasmano cuore e cervello, che rendono la vita valida per sè e per gli altri. Per questo il giovane di Gavardo è ancor più apprezzabile. Doti umane, umiltà, niente grilli per la testa, applicazione perché fa parte della professionalità, ma nulla che lo faccia apparire “fenomeno” o fuori del normale, come va molto di moda in questa sociuetà in cui apparire importa più che essere. Poi va aggiunta la generosità sul campo. Che sia in forma o che patisca il momento di gnagnera (comune a tutti i giocatori in una stagione, specie se lunga come quella di serie B) Marco pedala, s’arrabatta, sta alle disposizioni dell’allenatore che non sempre possono essere gradite (più indietro, più avanti, a destra, a sinistra...), insomma, gli interessi della squadra prevalenti su quelli personali, pur legittimi e di rilievo. Anche per questo i tifosi azzurri gli hanno dato la preferenza, davanti a Possanzini e a Bega che pure sono figure carismatiche del Brescia. La Rondinella d’Oro 2009-2010 affidata a mani, pardon, a piedi buoni. Riconoscimento, ma anche impegno. Un premio stimola a fare ancora meglio. Non c’è dubbio che con questo... oro volante, Marco Zambelli, sarà all’altezza delle ulteriori attese. Sue e dei tifosi azzurri.

2011 Gaetano Berardi

Anche nella stagione successiva i tifosi bresciani premiano un terzino, ma sull'altra fascia: Gaetano Berardi. Il giovane svizzero, uscito dalle giovanili del Brescia, si fa apprezzare per corsa e tecnica, nonostante la retrocessione in serie B con tre giornate d'anticipo. Le sue 27 presenze gli valgono l'attenzione dei tifosi delle rondinelle, nonostante i 12 gol di Andrea Caracciolo. Nello stesso anno conquista la medaglia d'argento con la propria Nazionale Under 21, suggellando un buon periodo per la sua carriera. Successivamente a gennaio 2012 verrà richiamato dal suo ex allenatore Iachini a Genova, sponda Samp, dove riconquisterà la serie A, successivamente verrà chiamato in Premier League dove disputerà 145 partite in 7 campionati.

2012 Michele Arcari
Al termine dell'attuale stagione 2011/2012 è risultato il più votato Michele Arcari il portiere dei “record”.
E non poteva essere altrimenti vista la straordinaria performance realizzata con la lunga imbattibilità mantenuta, la più lunga nel continente europeo. Una imbattibilità che non è stata soltanto frutto della protezione offerta dai compagni di reparto ma anche, e soprattutto, da alcuni straordinari interventi che lo hanno posto, giustamente, sul piedistallo più alto del podio. L'estremo difensore bresciano va quindi ad iscrivere il proprio nome accanto agli ultimi vincitori del trofeo, quello di Gaetano Berardi, nel 2011, e quello di Marco Zambelli nel 2010.
Al posto d'onore, nella speciale classifica dei tifosi, c'è Fausto Rossi, la giovane rivelazione che ha contribuito con le sue prestazioni a significative vittorie della formazione cara al presidente Gino Corioni. Infine, terzo in ordine di preferenze, il belga-algerino Omar El Kaddouri, un giocatore straordinario che ha vissuto una vera e propria stagione d'oro, imponendosi prepotentemente agli occhi della critica tanto da suscitare l'interesse dei maggiori club italiani. L'attuale stagione (2012/2013) veste la maglia del Napoli.

2013 Luigi Alberto Scaglia

Un premio meritato per Luigi Alberto Scaglia che ha condotto un campionato nel segno della costanza di rendimento, tanto più avendo in varie occasioni dovuto impegnarsi a ricoprire più ruoli.E i tifosi questo lo hanno capito e hanno voluto sacrificare qualche voto che magari sarebbe potuto andare a Daprelà, o a Budel, o a Corvia per eleggere il migliore della stagione Alberto Scaglia. Una citazione particolare merita poi Andrea Caracciolo che, malgrado qualche infortunio e qualche assenza per squalifica, è riuscito a centrare un traguardo che lo renderà orgoglioso. Ha raggiunto e superato il re dei bomber del Brescia, Gigi De Paoli, icona della società azzurra, diventando lui stesso emblema del gol bresciano. E la prossima stagione Andrea Caracciolo sarà ancora tra noi, per inseguire un sogno ancora più grande, una nuova promozione in serie A con la maglia azzurra dalla V sul petto.
Luigi Alberto Scaglia Nato a: Chiari il: 23/11/1986 Altezza: cm 182; Kg 70
Centrocampista esterno o mezzapunta, è cresciuto nelle giovanili del Brescia. Nel gennaio 2006 viene prestato al Lumezzane in Serie C1, nel quale gioca 11 partite. La stagione successiva, dopo aver fatto la preparazione con il Brescia, torna a Lumezzane nel frattempo retrocesso in Serie C2, disputando un campionato con 28 presenze e 6 gol che gli vale il ritorno alla casa madre. Ha esordito in Serie B il 18 settembre 2007 durante Brescia-Piacenza subentrando a Daniele Mannini. Questa stagione ha disputato 38 partite in campionatp e due nei play-off ralizando 5 reti.

2014 Andrea Caracciolo
Una «Rondinella d'Oro» non fa primavera. E quattro gol in due partite, tutti su rigore, non fanno uno straccio di vittoria. Oggi ci vuol ben altro che un superpremio - gradito, graditissimo, sia chiaro - per far tornare il sorriso ad Andrea Caracciolo. Mai così prolifico (9 gol in 13 partite), mai così poco decisivo per le sorti di un Brescia che non ingrana, non vince e fatica come i persiani alle Termopili quando affronta gli avversari in schiacciante superiorità numerica. CARACCIOLO ha ricevuto la «Rondinella d'Oro 2014» ieri sera al bar Caffè Vittoria Alata in via Diaz 11. Il premio, promosso e organizzato dal giornale Brescia Club e assegnato da una giuria mista composta da giornalisti e tifosi, viene assegnato al miglior giocatore dell'anno solare. E nel grigiume di questo 2014 nessuno è stato come Caracciolo, grande, grandissimo mentre il Brescia diventa sempre più piccolo. L'Airone ha parlato del momento senza accennare alla situazione economia della società, ma è stato «impallinato» dalla domanda pelosa di un tifoso d'eccezione. Luciano Dal Ben, pilota bresciano vintage, anch'egli premiato dal Brescia Club, gli ha chiesto un conforto: «Una parola lieta per tutti noi tifosi che siamo preoccupati per questo Brescia in crisi nel momento più difficile della sua storia». Ma Caracciolo ha ribaltato la prospettiva: «Forse è lei che deve dirla a noi». Resa? Mancanza d'animo, di voglia di lottare? Certo che no, l'Airone scherzava. Ed ha aggiunto, a conforto del preoccupato Dal Ben, che «il Brescia può fare molto di più. Siamo una buona squadra quindi dobbiamo trovare necessariamente il modo per fare meglio». Ma è un meglio che non passa per forza per i suoi gol. «Io devo sempre pensare a segnare, è il compito di ogni centravanti - puntualizza Caracciolo -. Ma il calcio è un gioco di squadra, quindi è lì, a livello di collettivo dove dobbiamo migliorare». Tradotto. Non si può uscire dai momenti neri con le giocate di un singolo calciatore, anche perché di calciatori in grado di trascinare le squadre fuori dal baratro da queste parti non ce ne sono da un pezzo. L'ultimo fu Roberto Baggio, unico oltre a Caracciolo capace di vincere due Rondinelle d'Oro ravvicinate. «Ci ho messo qualche anno più di lui a farlo - scherza Caracciolo -. Spero che sia di buon auspicio». LA PRIMA VOLTA fu nel 2009. L'anno dopo il Brescia e il suo Airone spiccarono il volo verso la Serie A. Oggi quei momenti sembrano lontani anni luce, eppure son passate poche difficilissime stagioni. E sempre per stare dalle parti di Baggio, il prossimo impegno del Brescia (dopo la Coppa Italia di Marassi) sarà contro il Vicenza. «E' una squadra in crescita - ammette Caracciolo -. Noi però dobbiamo presentarci a giocare la partita arrabbiati, affamati». La fame e la cattiveria devono essere due preziose alleate del Brescia in questa fase di risalita. Ma sono armi che, forse, potrebbero non essere nel dna di questa squadra, abituata alla nobiltà di classifica nella Serie B, quindi in difficoltà quando si tratta di preferire qualche giocata sporca al numero di pregevole fattura. Al Caffè Vittoria Alata è stato chiesto a Caracciolo se esista un segreto per uscire da un momento tanto delicato. Risposta: «Affrontare le partite con la mente giusta e accettare le critiche». E farsi scivolare addosso la situazione societaria, per quanto sia difficile il momento. L'auspicio personale dell'Airone, invece, è «qualche gol in meno per Caracciolo, qualche punto in più per il Brescia».

2022 Stefano Moreo

L’attaccante del Brescia calcio, classe 1993 , è stato insignito del prestigioso riconoscimento, ideato e promosso dalla famiglia e dagli amici dell’editore Giorgio Zanolli. La punta biancoblu ha ottenuto quasi il 19% delle preferenze, davanti ai compagni di squadra Matteo Tramoni e Rodrigo Palacio.

2023 Andrea Cistana

Nella sfortunata stagione 2022-23 che coincide con la retrocessione in Lega Pro, poi annullata dalla cancellazione della Reggina, è un difensore bresciano quello che si porta a casa la Rondinella d' oro, nonostante i sessanta gol subiti, Andrea si è ripreso bene dall' ennesimo infortunio che ha frenato la sua carriera e si è distinto nel finale di stagione, dove la squadra affidata a Gastaldello è riuscita a risalire fino alla quart'ultima posizione, dopo una strenua lotta con Benevento, Perugia e Spal, rimonta decisiva per il ripescaggio arrivato in estate.